PKF 2008

Per il secondo anno siamo alla direzione artistica di questo festival, che da oggi ha un nuovo nome, “II Pitigliani Kolno’a Festival”. Seppur si tratti di una piccola variazione, prendiamo questo cambia¬mento come un’esortazione a rinnovarci con nuovi film, ospiti, e altre storie do racconta¬re. Il nostro festival sta diventando, anno dopo anno, un osservatorio (I’unico in Italia) da cul guardare il panorama del cinema israellano da più prospettive. Cosi teniamo il timone ben fermo sulla nostra rotta e anche quest’anno abbiamo scelto, per poi presen¬tarvi, il meglio dell’ultima produzione cine¬matografica israeliana. Gli otto lungome¬traggi che proietteremo al festival rappre¬sentano un cinema che continua a crescere. E si tratta di una crescita sia “numerica”, visto che in Israele negli ultimi due anni
sono stati prodotti ben cinquanta film, sia qualitativa (I film lsraeliani hanno vinto importanti premi a prestigiosi festival inter nazionali, come I’ Orso d’Argento a Berlino 2007, e la Camera d’Or a Cannes), ed infi¬ne commerciale (La Banda, opera prima di Eran Kolirin, è record di incassi a livello internazionale in tutta la storia del cinema israeliano).
In questo panorama del nuovo cinema israe¬liano che abbiamo scelto per voi, troverete film che hanno ottenuto grande successo di pubblico (come Noodle di Ayelet Menachemi), altri più “silenziosi” e meno conosciuti, ma che consideriamo interessanti per la loro originalità stilistica e narrativa (Strangers di Guy Nativ ed Erez Tadmor); film di noti regi¬sti come Beaufort di Joseph Cedar e opere prime come La Banda di Eran Kolirin e Meduse di Etgar Keret e Shira Geffen, que¬st’ultimo concepito nel centro nevralgico della cultura israeliana, Tel Aviv, dove si snoda la storia. Altre pellicole invece vi mostreranno l’Israele di periferia, posti dimenticati, che a volte vengono raccontati dal cinema (Vasermil di Mushon Salmona), oppure i meandri di una Gerusalemme ine¬dita, lontana dallo stereotipo della “Città Santa”, Qualcuno con cui correre di Oded Davidoff (tratto dal romanzo omonimo di David Grossman), film nato da una grande produzione, mentre vedrete anche opere prodotte con pochi soldi, Julia Mia del gio¬vane Yuval Granot.
Accanto a questi film di fiction, abbiamo selezionato quattro opere che rappresentano il meglio del cinema documentario israelia¬no e che in lsraele hanno vinto importanti premi a grandi festival: Children of the Sun di Ran Tal, un bellissimo racconto sul kibbutz tra storia e memoria privata, Desert Brides di Ada Ushpiz sulla difficile sorte delle donne beduine, Champagne Spy di Nadav Schirman che racconta un’lncredibile (mavera) storia di un agente del Mossad, ed infine To See if I am Smiling di Tamar Yorom, opera che narra la tragica esperien¬za di alcune donne soldato.
Lo scorso anno abblamo dedicato una pic¬colo sezione del nostro festival alla Ma’alà School, la Scuola Israellana di cinema per ebrel ortodossi. I film hanno riscosso molto successo, e sollevato grandi discussioni, cosi vogliamo continuare sulla stessa strada e iniziare una bella tradizione: dedicare ogni anno una sezione alle scuole di cinema israellone. Per questa edizione sarà protagonista il dipartimento di cinema e televisio¬ne del Sapir College, la scuola vicina a
Sderot. Dedicare una sezione a questa scuola signi¬fica per noi anche incoraggiare gli studenti e I professori a continuare a produrre opere cinematografiche, malgrado i continui bom¬bardamenti di missill kassam (situazione che è rappresentata anche nei film che vedrete).
Proprio quest’anno per I sessant’anni dello Stato d’Israele, “Israele nel Cinema tra mito e demistificazione” è la sezione nella quale saranno presentate pellicole interna¬zionali che hanno contribuito alla costruzio¬ne del mito del combattente sionista e le opere israeliane che kanno aperto la strada alia demistificazione del soldato israeliano. Exodus di Otto Preminger (“Omaggio a Paul Newman”, a pochi mesi dalla scomparsa del grande attore) che nel 1960 con¬segnò alla dimensione del mito la lotta sio¬nista ai quattro angoll della terra, Il grido della terra di Duilio Coletti, un film italiano ‘dimenticato”, che 916 nel 1949 racconta una storia molto simile a quella di Exodus. Con due pilastri della storia cinema israelia¬no Paratroopers di Judd Ne’eman e Avanti Popoio di Rafl Bukal vedremo I’altra faccia della medaglia e come questi abbiano con¬tribuito alla demistificazione del combattente sionista, facendolo scendere dal piedistallo e portandolo sul campo di battaglia, meno eroico e ben più rischioso. Storia del cinema e dello Stato d’Israele, dunque, ma anche uno sguardo puntato sulle storie personali di tre donne registe che si confrontano, attraverso un viaggio cine¬matografico, con il proprio passato fami¬gliare, scoprendo luoghi e persone che evo¬cano la storia del ‘900 e quella dei loro antenati: l’itallana Rebecca Samonà con il suo L’isola delle rose intraprende un viag¬gio fisico e storico alla scoperta delle pro¬prie radici, The Tree of Life dell’americana Hava Volterra compone un ritratto originale dell’albero genealogico della famiglia Volterra dagli Stati Uniti all’Italia, The House on August Street della regista israeliana Ayelet Bargur ricostruisce la storia di una sua antenata che negli anni del nazismo riusci a salvare centinaia di bambini da un tragico destino. Gli eventi speciali che proponiamo que¬st’anno sono davvero numerosi, cosi come gli ospiti che ci accompagneranno per tutte le giornate del festival. Un ospite d’onore del PKF2008 sarà lo scrittore israeliano David Grossman, che insieme al regista Oded Davidoff, presenterà Qualcuno con cui correre. All’evento saranno presenti anche gli attori e protagonisti del film Bar Bekfer e Yuval Mendelson, che riservano una sorpre¬sa per il nostro pubblico. In occasione della prolezione di Beaufort di Joseph Cedar, sarà con noi per parlare del film I’attore e protagonista Oshri Cohen, il quale partecl¬perà anche alle mattinate dedicate alle scuole. Un’attrice Hagar Ben Asher invece presenterà insieme al regista Yuval Granot Julia Mia. Dalla Sapir School avremo come ospite il giovane Ronen Amar, regista del documentario My Family’s Pizza. La storia di una tra le più importanti pellicole del cinema israeliano, Avanti Popolo, sarà rac¬contata dalla distributrice del film Mayaan Milo. Tutti gli ospiti incontreranno ii pubbilco in un evento dedicato all’avvenire del cinema israeliano. Infine un evento in chiave storica: in occasione del recente restauro realizzato dal Centro Sperimentale di Cinematografla, Sergio Toffetti e la direzio¬ne artistica del PKF2008 introdurranno Il Grido della Terra, film che già nel 1949 raccontò la storia della lotta per l’indipen¬denza dello Stato d’Israele. Come nelle scorse edizioni i film del Il Pitigliani Kolno’a Festival saranno presentati, successivamente, in altre città italiane, come Casale Monfer¬rato, Alessandria, Valenza, Trieste e Milano. Scegliere i film è sempre una grande sfida, dunque ci auguriamo che la nostra scelta sia gradita al nostro pubblico, e che rappre¬senti un’occasione per conoscere il cinema israeliano, quello su lsraele, e l’ebraismo, dalla “notte dei tempi” fino al giorni nostri. Adesso, visto che vogliamo celebrare il cine¬ma, sediamoci comodamente sulla poltrona, apriamo bene gli occhi e le orecchie per immergerci nella magia del buio della sala, delle immagini che scorrono sullo schermo, e godiamoci Il Pitigliani Kolno’a Festival 2008.

Direzione Artistica PKF

Dan Muggia e Ariela Piattelli

Dan Muggia. Con una laurea alla Beit-Zvi Drama School, e un master in cinema alla N.Y.U. ( e diplomato alla Mandel School for Educational Leadership), Dan è stato un attore, ed oggi critico cinematografico, insegnante e curatore. Fino al 2004 ha lavorato alla Israel Film Service e dopo ha pubblicato il suo primo libro: 100 Film Masterpieces. Ha prodotto il documentario “Naomi’s Corset” di Gerard Allon’s, che ha riscosso successo in vari festival (tra cui il Jerusalem Film Festival). E’ stato managing producer del South Film Festival 2005 di Sderot, e membro della giuria al Docaviv International competition, al Jewish Experience competition del Jerusalem film Festival. Oggi Dan insegna cinema in Israele, al Sapir College e alla Beit Berl Art School.

Ariela Piattelli è nata a Roma, dove ha studiato al DAMS di RomaTre e si è laureata in Storia e critica del cinema. Oggi è giornalista e collabora con « Il Corriere della Sera ». In passato ha collaborato per alcune testate, tra cui « Il Giornale », l’agenzia Apcom (al desk di New York ) e la rivista di cultura ebraica « Shalom » di cui è ancora redattrice. Nel corso degli anni ha approfondito gli studi sul rapporto tra arti figurative ed ebraismo, e nei suoi numerosi viaggi in Israele è venuta a contatto con il cinema israeliano. Dal 1998 è consulente dell’Ambasciata d’Israele in Italia per iniziative culturali e festival cinematografici. E’ stata membro della giuria al Jerusalem Film Festival 2008 (per la sezione “Jewish Experience”) ed è curatrice insieme a Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann, del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica. Nell’ultimo anno ha prodotto alcuni eventi culturali tra Italia e Israele, tra cui il concerto di Idan Raichel Project a Roma (Piazza del Campidoglio, in collaborazione con Zètema) e l’anteprima italiana di “Seven Days” di Ronit e Shlomi Elkabetz, nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma.


Israele nel cinema. Tra mito e demistificazione

Avanti Popolo di Rafi Bukai, Israele, 84′

11 Giugno 1967, la Guerra dei Sei Giorni volge al termine. I soldati dell’esercito egiziano sperano di raggiungere sani e salvi la loro casa. Due tra loro, Rasan e Haled, dopo ore di vagabondaggio sotto il sole cocente del deserto del Sinai, alla ricerca di un po’ d’acqua e di una via di salvezza, si imbattono nel cadavere di un soldato delle Nazioni Unite e in una bottiglia di whisky. Incontrano un giornalista della stampa internazionale a caccia di un soggetto per un servizio sulla guerra, che in realtà è già finita, eppure non è disposto ad aiutarli. Confidano nel malaugurato incontro con un gruppo di soldati israeliani ma questi non li considerano neanche “prigionieri di guerra”. L’Odissea dei due soldati continua inesorabile in un’apparente “pace” dopo la tempesta, che si trasforma in realtà in un nuovo scenario di morte.

Avanti Popolo è il primo film israeliano che ha “osato” guardare il conflitto mediorientale dall’altra parte della barricata, con gli occhi del “nemico”. Esordio del regista Rafi Bukai, la pellicola doveva essere in realtà una tesi universitaria, ma si è poi trasformata in un film importantissimo nella storia del cinema israeliano. Immagini ironiche e assurde al tempo stesso come il whisky, il sole, i nemici che si fingono “buoni”, il soldato arabo che rappresenta teatralmente lo Shilock (ovvero l’ebreo di Shakespeare), il giornale in cui vengono celebrate le vittorie di guerra (ora ridotto a carta straccia) e un gruppo di soldati israeliani ed egiziani che canta l’inno dei comunisti italiani “Avanti Popolo”, resteranno per sempre impresse nella memoria del cinema israeliano. Il film ha vinto il Leopardo d’oro al Festival di Locarno nel 1986 ed è stato designato al Festival di Gerusalemme 2008 come il “miglior film israeliano di tutti i tempi”.

Anno: 1986
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 84
Lingua: Ebraico
Regia: Rafi Bukai
Sceneggiatura: Rafi Bukai
Montaggio: Zohar Sela
Fotografia: Yoav Kosh
Musica: Uri Ofir
Cast: Shuhail Hadad, Salim Dau, Tuvia Gebler, Danny Segev Danny Roth, Dan Turgeman
Produzione: Rafi Bukai, Micha Shagrir

Exodus di Otto Preminger, USA, 208′
Exodus - PKF2008

Nel 1947 a Cipro 30.000 ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti aspettano, segregati nei campi di raccolta inglesi, che le Nazioni Unite decidano sul loro destino. Un gruppo di 600 profughi guidati da Ari Ben Canaan, agente segreto dell’Haganà (organizzazione clandestina ebraica in Palestina) progetta di forzare il blocco inglese per raggiungere la Terra promessa. Dopo aver vinto la resistenza inglese, i profughi allestiscono la nave “Exodus” e partono per la Palestina: qui lottando per la loro indipendenza, affrontano gli Arabi e gli Inglesi, fino a quando il 29 novembre 1947 le Nazioni Unite proclamano la fine del mandato britannico e la divisione della Palestina in due stati: uno ebraico e uno arabo.

Ispirato alla vera storia di Yossi Harel (comandante della nave “Exodus”) e al libro di Leon Uris “Exodus”, il film, diretto dal regista americano Otto Preminger, consegna alla dimensione del mito la tragica e avvincente storia degli ebrei sopravvissuti allo sterminio nazista che combatterono per la fondazione dello Stato d’Israele. Il giovane e superbo Paul Newman, nelle vesti del coraggioso comandante, incarna il mito del “sabra” ovvero l’ebreo nato in Israele, che come il fico d’india è dolce dentro, ma con la pelle dura. Grazie al grande sucesso di questo film hollywoodiano, “Exodus” ha rappresentato uno tra i più efficaci “portavoce” del nuovo stato d’Israele. Girato in Israele ha dato anche un impulso significativo alla “neonata” industria cinematografica israeliana dei anni ’60.

Anno: 1960
Nazione: USA
Durata: 208
Regia: Otto Preminger
Sceneggiatura: Dalton Trumbo (basato sul libro di Leon Uris)
Montaggio: Louis R. Loeffler
Fotografia: Sam Leavitt
Musica: Ernest Gold
Cast: Paul Newman, Eva Marie Saint, Ralph Richardson, Peter Lawford, Lee J. Cobb, Sal Mineo
Produzione: OTTO PREMINGER FILMS (CARLYLE PRODUCTIONS), ALPHA

Il grido della terra di Duilio Coletti, Italia, 90′

Copia 35mm restaurata dalla Centro Sperimentale di Cinematografia

Una pellicola dimenticata, ritrovata e salvata ultimamente dal Centro Sperimentale di Cinematografia, ci svela che in Italia nel 1949, undici anni prima dell’Exodus di Otto Preminger, nasceva un film sulla storia dell’indipendenza dello Stato d’Israele.

Un chirurgo ebreo di nome Taumen e Dina, la sua futura nuora, reduci dai campi di sterminio nazisti, vengono trasferiti in un campo profughi in Puglia. Insieme ad altri ebrei sopravvissuti raggiungono la Palestina, sotto la guida di Ariè, membro dell’Haganà. In Palestina i movimenti per l’indipendenza dello Stato Ebraico combattono contro gli inglesi. Il figlio di Taumen, David, che prima della guerra era fidanzato con Dina ed ora vive con Judith, è uno tra i più attivi combattenti. David viene informato dell’arrivo del padre, che non sperava più di rivedere, e va a trovarlo nella colonia agricola che ospita i profughi. Qui incontra anche Dina e Ariè. Tra i due ex compagni scoppia una lite, a causa della divergenza sui “metodi” che devono essere utilizzati per espugnare gli inglesi. Nel frattempo la colonia agricola viene assediata e David catturato. L’Irgun per vendicarsi della cattura di David, prende come ostaggio l’ufficiale George Bilkmoe. L’amara ironia vuole che David, Ariè e George una volta compagni di guerra contro i nazisti oggi si ritrovano nemici. La morte arriva ma i sopravissuti continueranno il progetto sionista.

Il film è stato girato nel 1949 quasi in contemporanea con i fatti storici. La censura non lo ha digerito facilmente reputandolo “offensivo nei confronti di un paese amico”. Al regista Duilio Coletti, che diventerà poi uno specialista nel cinema di guerra, piaceva l’idea di fare un film anti-britannico e molto filo-ebraico. Alle origini del film sta, probabilmente, la collaborazione tra Coletti e Carlo Levi (questa è la sua unica sceneggiatura accreditata), che il regista tenta di convincere a portare sullo schermo “Cristo si è fermato a Eboli”. A “Il Grido della terra” collaborano inoltre Alessandro Fersen (cosceneggiatore e interprete del ruolo del rabbino), e lo scenografo Emanuele Luzzati che avevano esordito insieme nel 1947 al Teatro di Genova con uno spettacolo riecheggianto il folklore ebraico, “Lea Lebowitz”. Non accreditato, ma coinvolto nella realizzazione del film, è infine Leo Levi, cui si devono le ricerche musicologiche per i canti frequentemente utilizzati nella costruzione drammaturgia di “Il Grido della terra”.

Anno: 1949
Nazione: Italia
Genere: Lungometraggio
Durata: 90
Regia: Duilio Coletti
Sceneggiatura: Lewis F. Gittler, Carlo Levi, Giorgio Prosperi, Alessandro Fersen
Montaggio: Mario Serandrei
Fotografia: Domenico Scala
Musica: Alessandro Cicognini
Cast: Marina Berti, Andrea Checchi, Vivi Gioi, Carlo Ninchi, Filippo Scelzo, Luigi Tosi, Peter Trent, Elena Zereschi, Alessandro Fersen
Produzione: Alberto Salvatori, LUX FILM

Paratroopers di Yehuda Judd Ne’eman, Israele, 90′

Paratroopers – Masa Alunkot (Marcia di portantine)

Il film racconta la storia di un gruppo di diciottenni che hanno scelto di intraprendere la carriera di paracadutisti nell’esercito israeliano. Tra loro c’è Vaisman, un ragazzo volontario che aspira ad entrare nel gruppo dei “Parà” per potersi mettere l’ambita spilla con le ali sul petto ed indossare il berretto rosso. Ma Vaisman non è portato per questo servizio, gli allenamenti sono troppo duri, e nel campo di battaglia “psicologico” pare che gli manchi la forza di volontà. Il suo ufficiale Yair fa di tutto affinché Vaisman diventi “un vero uomo” fino a spingerlo ad intraprendere imprese temerarie che si risolvono in tragedia: Vaisman muore infatti durante un allenamento. Poi arriva l’inchiesta e con essa, i dubbi morali che portano Yair alla decisione di lasciare l’esercito. Ma quando arriva un’emergenza tutto viene cancellato e la realtà resta immutata.

Paratroopers gioca col genere del “war movie” seguendo gli allenamenti dei suoi “eroi” senza mai portarli sul campo di guerra, neutralizzando così in modo ironico la logica dell’azione bellica.
Attraverso la rappresentazione realistica Ne’eman riesce a far scendere il soldato israeliano dal piedistallo del “mito” e a farlo marciare sul campo di battaglia di una realtà che non fa sconti a nessuno.

Anno: 1977
Nazione: Israele
Durata: 90
Regia: Yehuda Judd Ne’eman
Sceneggiatura: : Daniel Horowitz, Kobi Niv, Rachel Ne’eman’, Renen Shor
Montaggio: David Tour
Fotografia: Hanania Baer
Musica: Shem-Tov Levi
Cast: Gidi Gov, Moni Moshonov, Michael Varshaviak, Jeta Monte, Yair Rubin, Dov Glikman
Produzione: Yehuda Judd Ne’eman

Percorsi ebraici. Album di famiglia, dimensione privata e collettiva della memoria

L’isola delle rose, la tragedia di un paradiso di Rebecca Samon, Italia, 56′
L'isola delle rose, la tragedia di un paradiso - PKF2008

Incinta della sua secondogenita, la regista ritorna a Rodi (Grecia) con la propria madre Erminia, che in quell’isola ha vissuto gli anni dell’infanzia. La parte ebraica della famiglia, quella materna, fu deportata ed uccisa ad Auschwitz. Secondo la propaganda fascista, Rodi era un vero Paradiso di salute e felicità, dove diversi gruppi etnici – turchi, ebrei, greci, cui si aggiungono gli italiani – convivevano in sostanziale tranquillità.  Qui cresce la nonna della regista, Victoria, che si innamora nel 1936 di un ufficiale siciliano cattolico, Ernesto. La regista e sua madre interrogano amici di famiglia, leggono i diari di Ernesto, e ripercorrono i luoghi della memoria.

La giovane regista Rebecca Samonà ricostruisce, attraverso il percorso della memoria, la storia della sua famiglia. Guidate dai versi di Primo Levi sulla Pasqua ebraica (“Pesach”), Rebecca e sua madre cominciano il viaggio da Bruxelles per arrivare a celebrare l’antico rito di Pesach , simbolo universale di liberazione. Il documentario è stato presentato in concorso al Jerusalem Film Festival 2008 nella sezione “Jewish Experience”.

Anno: 2007
Nazione: Italia
Durata: 56
Regia: Rebecca Samon
Sceneggiatura: Rebecca Samon
Montaggio: Letizia Caudullo, Barbara Fantini
Musica: Daniele del Monaco
Produzione: L’ALTRAVISTA COOP. a r.l.

The House on August Street di Ayelet Bargur, Israele, 63′

The House on August Street – Beith Ahavah (La Casa dell’amore)

The House on August Street racconta la storia poco conosciuta di Beate Berger, un’ebrea tedesca che con coraggio è riuscita a salvare negli anni ’30 più di cento bambini, prendendosi cura di loro e poi portandoli da Berlino in Palestina. Berger fu tra i primi a comprendere la gravità della minaccia nazista, e fondò (per poi dirigere) una casa per bambini in Auguststraße 14-16 a Berlino, chiamata “Beith Ahava” (La casa dell’amore).
Ayelet Bargur torna a Berlino con due amici anziani che si sono conosciuti all’epoca dei fatti nella “Beith Ahava”. Alternando immagini inedite di filmati degli anni ’30 e scene ricostruite (interpretate dalla straordinaria attrice Naomi Krauss), la regista ripercorre questa incredibile storia con amore, sentimento (mai sentimentalismo), umiltà e un pizzico di umorismo.
Il film ha vinto il secondo Premio al festival di Haifa ed è stato presentato in numerosi festival di cinema ebraico, da Boston a Toronto, da Berlino a Los Angeles.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 63
Regia: Ayelet Bargur
Montaggio: Einat Glaser – Zarhin
Fotografia: Shai Levy, Dudu Itzhaki
Musica: Jonathan Bar-Giora
Produzione: Edna Kowarsky, Elinor Kowarsky, Eden Productions

The tree of life di Hava Volterra, Usa, Italia, Israele, 76′
The tree of life - PKF2008

The House on August Street – Beith Ahavah (La Casa dell’amore)

Una donna che cerca di ritrovare la serenità dopo la morte del padre, parte per l’Italia, terra di origine paterna, alla ricerca della sua storia e alle radici del suo albero genealogico. Nel corso del viaggio passando per varie città e facendo molte interviste, la donna, con l’aiuto di una simpatica zia di ottantadue anni, scopre l’affascinante storia dei propri antenati ebrei. Nel frattempo la zia torna a fare i conti col proprio passato, così decide di andare a ringraziare le persone che hanno nascosto lei e suo padre durante la II Guerra Mondiale.

Questo documentario rappresenta un lavoro originale ed esaustivo sulla memoria e sulla ricostruzione del passato famigliare e dell’identità. Alternando riprese realistiche con fantasiose animazioni e l’uso delle marionette, la Volterra riesce a raccontare anche alcune pagine della storia dell’ebraismo italiano, dall’antichità ai giorni nostri. Proprio una marionetta, che rappresenta un prodotto del folklore italiano da secoli, interpreta nel film la parte del Ramhal, ovvero il mistico e il kabbalista della Venezia del diciannovesimo secolo.

Anno: 2008
Nazione: Usa, Italia, Israele
Durata: 76
Regia: Hava Volterra
Montaggio: David Donihue, Mathew Jones
Fotografia: Eyal Gordin, Oded Plotnitzki, Ram Shani, Giovanni Andreotta
Musica: : Carlo Siliotto, Nico Mansy, Enrico Fink
Produzione: : Interim CEO Film

Sapir College Film & Television School

Family Mediterranean Fever di Michal Lavi, Israele, 30′

Family Mediterranean Fever – Kadahat Yam Tichonit (Malaria mediterranea)

Trent’anni fa Ruth e Avner Lavi, che prima vivevano a Rehovot (città vicino a Tel Aviv) si sono trasferiti a Sderot in questa cittadina di periferia , a pochi chilometri dallo stretto di Gaza, ai margini del deserto, dove sono nati i loro tre figli.

La vita sotto i continui bombardamenti dei missili kassam, la malattia del padre e la permanenza all’estero di un giovane figlio, cambiano radicalmente le sorti di questa famiglia, che vive una realtà nuova e al tempo stesso “estranea”.

Michal Lavi, studentessa di cinema al Sapir Film School, punta la macchina da presa sulla sua famiglia, in un mediometraggio-documentario personale, autobiografico, che fa parte della trilogia “Shahar Adom” (dal termine con cui si designa lo stato d’emergenza per il quale i cittadini che vivono in vicinanza a Gaza devono trovare rifugio entro 15 secondi a causa di un imminente bombardamento).

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 30
Regia: Michal Lavi
Montaggio: Dikla Shitrit
Fotografia: Michal Lavi
Produzione: Sapir Academic College, Gesher Foundation and Channel 8 – Noga Communication

My Family’s Pizza di Ronen Amar, Israele, 52′

My Family’s Pizza – Pizza Mishpachtit (una pizza per la famiglia intera)

Maksim è il re della pizza nella sua cittadina. Noto per essere un grande “pigrone” di professione, un giorno decide di chiedere un aiuto economico ai genitori per acquistare la metà della pizzeria non ancora sua. I genitori acconsentono capendo però subito che il loro investimento non è solo economico: devono tirarsi su le maniche affinché il proprio figlio riesca a dare nuovo impulso alla sua attività. Il padre si trasforma in fattorino e consegna pizze a domicilio, mentre la madre si dedica alle pulizie. I genitori, dunque, si ritrovano ad affrontare non solo il duro lavoro che li attende a casa, ma anche I compiti che il figlio assegna loro.
Il film ricostruisce un ritratto sincero di una comune famiglia israeliana contemporanea, nel momento del distacco generazionale.

Un esempio originale dei film prodotti dalla Sapir Film School. My Family’s Pizza, nato come tesi di laurea, ha partecipato a numerosi festival internazionali fra cui l’israeliano Docaviv, il Cinema South Festival di Sderot (in cui si è aggiudicato il primo premio) e il Hot Docs di Toronto. Il film è stato anche trasmesso in televisione in molti paesi tra cui Canada, Francia e Finlandia.

Anno: 2003
Nazione: Israele
Durata: 52
Regia: Ronen Amar
Montaggio: Ronen Amar
Fotografia: Ronen Amar
Musica: Tomer Biran
Produzione: Ronen Amar e Lior Dustri, Sapir Academic College

Seeds of Summer di Hen Lasker, Israele, 63′

Seeds of Summer – Zir’ei Kayitz (Semi d’estate)

“Mia madre diceva sempre che l’esercito è responsabile di tutto quello che mi è successo. E se non avessi fatto il servizio militare probabilmente “quella cosa” non sarebbe mai accaduto alla sua piccola figliola”. Così dice la giovane regista, che sette anni dopo il suo servizio militare torna per la prima volta nel campo di addestramento in cui si era innamorata di una donna, ovvero una ufficiale al comando del suo reggimento. Sotto l’occhio severo del codice militare, la regista segue sessantasei giorni di esercitazioni al combattimento in uno dei corsi più duri per le donne-soldato, innamorandosi di nuovo, ma questa volta di una recluta.

In uno scenario di inadeguatezza, tra divise troppo grandi, un sole cocente sulla testa, armi e borracce pesanti che gravano come macigni sulle piccole spalle di ragazze appena diciottenni, donne delicate si trasformano in vere combattenti. Poi arriva la notte, è tempo di confidenze, e queste ragazze tornano ad essere delle teenager che condividono pensieri ed emozioni confuse, per comprendere e ritrovare la propria identità. Così, attraverso il rapporto tra la regista e una soldatessa, tornano in superficie le domande, le questioni, sulla sessualità e la femminilità.

Film nato come tesi di laurea di una studentessa della Sapir Film School, ha poi conquistato il mondo della distribuzione di film israeliani, partecipando a festival prestigiosi come quello di Gerusalemme, Rehovot, Dortmund, Brooklyn, Los Angeles e tanti altri. Ed è stato inoltre presentato alla televisione americana, in Europa e Australia.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 63
Regia: Hen Lasker
Montaggio: Sari Ezouz
Fotografia: Lior Kipod, Hen Lasker
Musica: : Uri Ophir
Produzione: Edna Kovarsky, Elinor Kovarsky, Eden Productions in collaborazione con il Saprir Academic College

The Chicken or the Egg di Alon Alsheich & Eran Yehezkel, Israele, 40′

The Chicken or the Egg – Habeizza Vehatarnegolet (L’uovo e la gallina)

Kibbutz Nir-Am a quattro chilometri da Gaza. Malgrado il chiasso degli elicotteri israeliani che sorvolano la loro casa, i missili kassam palestinesi che cadono nel cortile e minacciano la loro vita, Julia, trentaseienne, e sua figlia Tom di cinque anni, decidono di non arrendersi e di proteggersi a vicenda.
Un film delicato ed ironico sulla dura realtà di una piccola famiglia che cerca di sopravvivere, circondata dalle barriere fisiche e sociali, in un mondo dove si scontrano le delusioni politiche e le speranze personali. Una realtà rappresentata con intelligenza attraverso gli occhi di una madre per la quale la cosa più importante è assicurare un futuro migliore alla sua bambina.
Alon Alsheich e Eran Yehezkel, due studenti della Sapir Film School hanno girato questo piccolo documentario proprio nel loro quartiere, dove le emergenze sociali devono fare i conti con la politica. Il film fa parte della trilogia creata e prodotta da Boris Maftzir “Shahar Adom” (ovvero il termine con cui si designa lo stato d’emergenza per il quale i cittadini che vivono vicino a Gaza devono trovare rifugio entro 15 secondi a causa di un imminente bombardamento).

Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 40
Regia: Alon Alsheich & Eran Yehezkel
Montaggio: Alon Alsheich & Eran Yehezkel
Fotografia: Eran Yehezkel
Produzione: Sapir Academic College

Sguardo sul nuovo cinema israeliano

Beaufort di Joseph Cedar, Israele, 120′

Beaufort – Bufor

Beaufort è un antico castello crociato, costruito in cima a una montagna nel sud del Libano. Da secoli passa sotto il controllo da un esercito all’altro. Nel 1982 era stato conquistato dagli israeliani, nel 2000 sta per tornare nelle mani degli Hezbollah.
Per il giovane ufficiale dell’esercito israeliano Liraz Liberti difendere l’antico castello è diventata la sua ragione di vita, la fonte della propria autostima e dell’importanza che gli dà il potere. Eppure, a pochi giorni dal ritiro, difendere questo luogo sembra essere inutile. Così si configura una situazione assurda, in cui l’ufficiale si sente legittimato fare operazioni militari pericolose rischiando inutilmente la vita dei suoi soldati.

La pellicola racconta la storia di Ziv idealista esperto di mine, del giovane e cinico Zitlawi, di Kurik, un paramedico che è rimasto traumatizzato dalla guerra e di Oshri, che non vede l’ora di finire questo eterno servizio militare: un gruppo di combattenti che vivono il momento del ritiro, non quello dell’attacco eroico, affrontando un nemico invisibile, un fantasma, il lento passare del tempo. Il film ha vinto l’Orso d’Argento per la miglior regia al festival di Berlino 2007 ed è stato candidato all’Oscar come miglior film in lingua straniera.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 120
Lingua: Ebraico
Regia: Joseph Cedar
Sceneggiatura: Ron Leshem, Joseph Cedar (basato sul libro di R. Leshem)
Montaggio: Zohar M. Sela
Fotografia: Ofer Inov
Musica: Ishai Adar
Cast: Oshri Cohen, Itay Tiran, Eli Eltonyo, Ohad Knoller, Itay Turgeman, Arthur Faradjev
Produzione: David Silber, David Mandil, United King Films, Metro Communications, Movie Plus

Champagne Spydi Nadav Schirman, Israele, Germania, 90′

Champagne Spy – Meragel Hashampania (La Spia dello Champagne)

Oded aveva soltanto dodici anni quando suo padre gli rivelò di essere un agente del Mossad. Gli spiegò che la segretezza era una questione di vita o di morte e gli fece giurare di mantenere il segreto assoluto. In questo documentario Oded rompe il silenzio, e parte, attraverso il racconto, in un viaggio alla ricerca del doppio passato del padre, delle sue diverse identità e delle due vite parallele, scoprendo così il caro prezzo che la sua famiglia ha dovuto pagare vivendo in ostaggio dell’ambiguo e oscuro mondo dello spionaggio.

Ze’ev Gur Arie era un ufficiale israeliano “inviato” dal Mossad nell’Egitto di Nasser, con l’obiettivo di penetrare sotto copertura nel gruppo degli scienziati tedeschi che al Cairo collaboravano con gli egiziani per sviluppare le armi di distruzione di massa. Nonostante la sua personalità problematica, Gur-Arie, nato in Germania, biondo con gli occhi azzurri, era perfetto per il ruolo di Wolfgang Lutz, allevatore di cavalli tedesco con un passato oscuro. Alternando le testimonianze degli ex agenti del Mossad e filmati privati della doppia vita di Gur-Arie/Lunz, il regista costruisce una storia incredibile, poiché vera e soprattutto perché è stata filmata dall’agente stesso.
Champagne Spy ha ottenuto moltissimi premi tra cui il Premio per il Miglior documentario all’Accademia di Cinema Israeliana, il Premio Speciale della giuria a Docaviv, il John Schlesinger Award al Palm Springs IFF.

Anno: 2007
Nazione: Israele, Germania
Durata: 90
Regia: Nadav Schirman
Sceneggiatura: Mushon Salmona
Montaggio: Joelle Alexis
Fotografia: Itai Neeman
Musica: Ran Bagno
Produzione: Elinor Kovarsky, Koby Gal Raday, Carel Ludwig Rettinger, Yossi Uzrad

Children of the Sun di Ran Tal, Israele, 70′

Children of the Sun – Yaldei Hashemesh (Figli del sole)

In Israele, nei primi anni del ’900, i membri dei “kibbutzim” (le aziende agricole un tempo di stampo socialista) sperimentavano la vita collettiva cercando di rivoluzionare i cardini della società.
L’idealismo spingeva questi uomini e donne a condividere non solo la terra ed i suoi frutti, ma anche la crescita e l’educazione dei propri figli. In tutto e per tutto.

Con un documentario complesso fatto di filmati professionali e personali tra gli anni ’30 e ’80, il regista ricostruisce questo esperimento fantastico e doloroso al tempo stesso.
Separando le immagini dalle voci dei bambini (ora adulti), il regista rappresenta un quadro ambivalente, fatto di nostalgia e memoria traumatica, riconducibile all’incubo dei bambini costretti a dormire lontano dai propri genitori e di felicità causata dalla consapevolezza di crescere nell’indipendenza totale.

Children of the Sun (descritto da Uri Klein, critico cinematografico del quotidiano israeliano Ha’aretz, come fondamentale film documentario israeliano degli ultimi anni) crea un discorso dialettico tra due mondi divisi da un’immensa distanza fatta di valori e concetti. Il film ha partecipato ai più prestigiosi festival internazionali: Gerusalemme (primo premio miglior documentario), Toronto, Singapore e tanti altri e continua a girare in tutto il mondo.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 70
Regia: Ran Tal
Montaggio: Ron Goldman
Musica: Avi Belleli
Produzione: Amir Harel, Ayeley Kait, Ran Tal The Rabinovich Foundation, Gesher Foundation, Marc Rich Foundation

Desert Brides di Ada Ushpiz, Israele, 90′

Desert Brides – Kalot Hamidbar (Spose del deserto)

Miriam El Kwader, una fotografa che lavora abitualmente per le cerimonie dei matrimoni beduini, è madre di sette figli e vive in un villaggio abbandonato, dimenticato da tutti. Miriam va con la sua cinepresa alle cerimonie, raccogliendo immagini che restituiscono allo spettatore uno tra i più grandi problemi della società moderna beduina, la poligamia.

Il film racconta la storia di tre donne evolute e indipendenti, cresciute in una società in cui si applica la poligamia, che tentano, ognuna a suo modo, di sopravvivere a questa dura realtà. Una vive nell’incubo che il marito sposi anche un’altra donna, le altre sono già “seconde mogli”. Insomma tutte collaborano a loro malgrado ad un sistema che non condividono e che le spaventa.

Ada Ushpiz (in passato nota firma del quotidiano israeliano Ha’aretz, sempre interessata ai temi dell’ingiustizia sociale) racconta la tragedia famigliare e rivela la forza di queste donne che si trovano, comunque senza volerlo, a collaborare a questo sistema retrogrado e ingiusto. Il film ha vinto il primo premio al Docaviv Film Festival e al Rehovot Women’s Festival 2008.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 90
Regia: Ada Ushpiz
Montaggio: Ron Goldman
Fotografia: Danor Glazer
Musica: Eli Soorani
Produzione: Ada Ushpiz The New Israeli Foundation for Cinema & TV, Second Authority for TV and Radio, Marc Rich Foundation

Julia Mia di Yuval Granot, Israele, 87′

Johnny Cohen è un regista di “B movies”, è sposato e sta per avere un figlio. Mia, invece, frequenta il quartiere in cui abita Johnny, in cerca di famiglie che possano stipulare contratti con la TV satellitare per cui lavora. Mia è bella e giovane, somiglia molto alla star di Hollywood Julia Roberts. Il regista, folgorato sin da subito dalla bellezza di Mia, decide di interrompere le riprese del film che sta girando con la moglie – e che è a buon punto, per proporre alla “sosia” della Roberts di recitare nella versione israeliana di Pretty Woman. Mia, seppur somigliando molto alla star hollywoodiana, non riesce a rappresentare al meglio il personaggio. Così la situazione diventa complicata…

Julia Mia è una deliziosa commedia giocata tra fantasia (quella del regista) e realtà. Il film, in cui viene evocato continuamente “l’ever green” del cinema americano Pretty Woman grazie alla straordinaria somiglianza della protagonista alla Roberts e alle citazioni di alcune scene che hanno il sapore della parodia, ha vinto il primo premio per il Miglior Film al Festival di Haifa nel 2007.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 87
Lingua: Ebraico
Regia: Yuval Granot
Sceneggiatura: Yuval Granot
Montaggio: Mickey Zar
Fotografia: Danor Glazer
Musica: Guy Levi, Uri Ginzer, Michal Levi, Yonatan Rozen
Cast: Haim Znatty, Hagar Ben Asher, Adi Even Tov, Dori Ben Ze’ev, Sharon Hacohen
Produzione: Yuval Granot, Udi efrat

La banda di Eran Kolirin, Israele, 90′
La banda - PKF2008

La banda – Bikur Hatizmoret (La visita della banda)

La banda musicale della polizia di Alessandria d’Egitto arriva in Israele per suonare alla cerimonia inaugurale del centro di cultura araba nella città di Petach Tikva. All’aeroporto nessuno li attende, così i musicisti decidono di avventurarsi da soli nel Paese e cercano di arrivare a destinazione. Per una serie di circostanze e per “incomprensioni” linguistiche, la banda arriva nella città sbagliata: una piccola località di periferia, dimenticata da tutti e da tutto.

Opera prima di Eran Kolirin che con questo film compone un ritratto ironico e al tempo stesso nostalgico del suo paese, cercando attraverso una sagace dialettica tra isolamento e comunicazione di lanciare un messaggio universale. Il regista ha preso spunto dal ricordo di quando bambino, come in molte altre famiglie israeliane, si riuniva con la famiglia, il venerdì pomeriggio per guardare, sull’unico canale televisivo della nazione, i film egiziani, assistendo col fiato sospeso alle trame contorte, agli amori impossibili e alle terribili sofferenze di Omar Sharif e Pathen Hamama.
Vincitore del Premio Fipresci e Prix De La Jeunesse al Festival di Cannes 2007, Primo premio al Festival di Gerusalemm 2007, Premio Miglior film dell’Accademia israeliana, ha ottenuto il Grand Prix per il miglior film Tokyo International Film Festival 2007e, nello stesso anno, due European Film Awards : miglior attore a Sasson Gabai e Prix Fassbinder.
La banda è considerato il film record di incassi internazionali di tutta la storia del cinema israeliano.
 

Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 90
Regia: Eran Kolirin
Sceneggiatura: Eran Kolirin
Montaggio: Arik Lahav Leibovitz
Fotografia: Shai Goldman
Musica: Habib Shehadeh Hanna
Cast: Ronit Elkabetz, Sasson Gabai, Saleh Bakri, Khalifa Natour, Imad Jabarin
Produzione: JULY-AUGUST PRODUCTIONS, BLEIBERG ENTERTAINMENT, SOPHIE DULAC PRODUCTIONS

Meduse di Etgar Keret, Shira Geffen, Francia, Israele , 78′
meduse - PKF2008

Meduse – Meduzot

A Tel Aviv si incrociano e si sfiorano le storie umane di persone che cercano di cambiare la propria vita. Keren, proprio mentre festeggia il suo matrimonio, si rompe una gamba ed è costretta a cancellare la luna di miele nel Mar dei Carabi, così lei e suo marito decidono di passare il viaggio di nozze in un albergo sul lungo mare di Tel Aviv, dove fanno un incontro fatale. Batya incontra una strana bambina sulla spiaggia che inizia a seguirla: da quel momento la sua vita cambia radicalmente. Joy, una ragazza filippina, lavora come cameriera nella casa di una donna anziana che da molto tempo ha smesso di parlare con sua figlia.

Esordio alla regia della celebre coppia di scrittori/attori/sceneggaitori Keret e Geffen. Meduse è un film onirico e sognante, una fiaba delicata e commovente raccontata in punta di macchina da presa. Un elogio alla leggerezza, che riesce ad entrare nell’intimo dei personaggi, i quali vivono nella metropoli israeliana per eccellenza, in cui tutti, proprio come le meduse, si muovono spinti da correnti misteriose. Il film ha vinto il Premio Caméra d’Or al Festival di Cannes nel 2007.

Anno: 2007
Nazione: Francia, Israele
Durata: 78
Regia: Etgar Keret, Shira Geffen
Sceneggiatura: Shira Geffen
Montaggio: Francois Gedigier, Sacha Franklin
Fotografia: Antoine Heberle
Musica: : Christopher Bowen, Gregoire Hetzel, Corinne Allal
Cast: Sarah Adler, Nikol Leidman, Gera Sandler, Noa Knoller
Produzione: LAMA FILMS, LES FILMS DU POISSON, ARTE FRANCE CINEMA

Noodle di Ayelet Menahemi, Israele, 90′

A trentasette anni, Miri, assistente di volo per la El Al, è già vedova due volte. La sua vita ordinata è sconvolta da un ragazzino cinese abbandonato, la cui madre immigrata è stata espulsa da Israele in modo sbrigativo. Il film è un toccante misto di commedia e dramma in cui due esseri umani così differenti l’uno dall’altro, così come lo possono essere Tel Aviv da Pechino, si fanno compagnia l’un l’altro in un viaggio straordinario che restituisce entrambi ad una vita piena di significato.

La regista del film si è laureata alla Beit Zvi School of Stage and Cinematic Arts ed oggi lavora anche come montatrice. Tra i suoi film spiccano il pluripremiato Crows e Tel Aviv Stories. Noodle, che ha preso dieci nominations per il premio dell’ Israeli Film Academy, è stato presentato in molti festival internazionali, come il Festival di Haifa dove ha vinto il Premio della Critica e il Melburne International Film Festival.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 90
Lingua: Ebraico
Regia: Ayelet Menahemi
Sceneggiatura: Shemi Zarhin, Ayelet Menahemi
Montaggio: Einat Glaser-Zarhin
Fotografia: Itzik Portal
Musica: Aviv Aldema, Haim Ilfman
Cast: Mili Avital, Baoqi Chen, Anat Waxman, Alon Aboutboul, Iftach Klein
Produzione: Norma Productions

Qualcuno con cui correre di Oded Davidoff, Israele, 118′
Qualcuno con cui correre - PKF2008

Qualcuno con cui correre – Mishehu larutz ito (Tratto dal romanzo omonimo di David Grossman)

Siamo a Gerusalemme. E’ estate e Assaf è un ragazzo di sedici anni come tanti altri, molto timido, ma alle prese con una difficile missione: ritrovare i proprietari di un labrador abbandonato. Così il ragazzo, ripercorrendo gli indizi che gli fornisce il cane, si mette sulle tracce di Tamar, una ragazza, musicista di talento, scomparsa improvvisamente. Questa è a sua volta impegnata nella ricerca del fratello, nei guai a causa di una banda criminale.

Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore israeliano David Grossman, il film di Davidoff compone il ritratto di una gioventù che si perde nei meandri di una Gerusalemme lontana dalle rappresentazioni stereotipate della Città Santa. I ragazzi devono affrontare molti ostacoli nei bassifondi di Gerusalemme prima di ritrovarsi. E’ una metafora sull’iniziazione dei giovani all’età adulta. Il film, che è stato presentato a vari festival internazionali, si è aggiudicato molti premi all’Israeli Film Academy.

Anno: 2006
Nazione: Israele
Durata: 118
Regia: Oded Davidoff
Sceneggiatura: Noah Stollman
Montaggio: Ron Omer
Fotografia: Yaron Scharf
Musica: Ran Shem-Tov
Cast: Bar Belfer, Yonatan Bar-Or, Yuval Mendelson, Tzahi Grad, Danny Steg, Neomi Polani
Produzione: B&K FILM PRODUCTIONS, JCS PRODUCTIONS

Strangers di Erez Tadmor, Guy Nattiv, Israele, 85′

Strangers – Zarim (Stranieri)

Tutto ha inizio in una metropolitana di Berlino, durante i Mondiali di Calcio del 2006: un incontro casuale tra Eyal, Israeliano che vive in un kibbutz, e Rana, una giovane palestinese residente a Parigi, cambierà la vita dei due. Eyal è in Germania alla ricerca della sua fidanzata, mentre Rana fa il tifo per la squadra francese. I due si innamorano e d’un tratto, quando scoppia la guerra in Libano, la storia si fa molto complicata.

I registi sono partiti all’avventura per Berlino durante i mondiali, con pochi mezzi per girare, un gruppo di amici e un’idea (che si rifaceva ad un loro precedente cortometraggio). Così per le riprese di Srangers, gli attori si sono incontrarti per la prima volta sulla metropolitana, improvvisando davanti all’obiettivo della macchina da presa. Ad un tratto la guerra in Libano cambia radicalmente la sceneggiatura.
Il film ha partecipato a vari festival internazionali, tra cui il Tribeca Film Festival, il Thessaloniki IFF, il Rotterdam IFF, il Jerusalem IFF e quello di San Francisco nei quali ha vinto il Primo Premio per la Miglior Regia.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 85
Regia: Erez Tadmor, Guy Nattiv
Sceneggiatura: Erez Tadmor, Guy Nattiv
Montaggio: Yuval Orr
Fotografia: Ram Shweky
Musica: Eyal Leon kazav
Cast: Liron Levo, Lubna Azabal, Abdallah El Akal, Dominique Lollia, Patrique Albenque, Clemence Thioly
Produzione: Chilick Michaeli, Avraham Pirchi, Tami Leon

To See If I’m Smiling di Tamar Yarom, Israele, 59′

To See If I’m Smiling – Lir’ot Im Ani Mehayehet (Per vedere se sorrido)

Sei donne raccontano la loro esperienza come soldatesse durante il servizio militare nei “Territori occupati”. Voci di donne unite in un resoconto diretto, sincero, di questa guerra infinita, delle scelte morali che hanno dovuto affrontare durante il confronto con la popolazione palestinese.
Le donne riguardano il passato con un occhio critico cercando di descrivere sinceramente ma anche tentando di comprendere il perché del loro comportamento e di come hanno messo in gioco la responsabilità e la forza che hanno dovuto esercitare alla giovane età di diciotto anni. Domande che non si sono poste all’epoca tornano oggi in cerca di risposte e riaprono ferite dolorose.

“Come un pugno secco allo stomaco il documentario di Tamar Yarom ti assale con emozioni crude e non filtrate, di sei donne israeliane che ci raccontano gli orrori di cui sono state testimoni e che hanno perpretato durante il loro servizio militare obbligatorio. Il modo con cui la regista monta insieme questi monologhi e queste immagini crea un’armonia turbante.” Così scrive di questo importantissimo film Ronnie Scheib su Variety.

Il film ha vinto tra gli altri premi, il prestigioso Silver Wolf Award all’International Documentary Film di Amsterdam, il Premio per il Miglior documentario al festival di Haifa, il premio speciale della giuria al Sarasota Film Festival e al Hot Docs Festival di Toronto.
 

Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 59
Regia: Tamar Yarom
Montaggio: Eyal Or
Fotografia: Itamar Mandes Flor, Daniel Gal, Shiri Bar On
Musica: Jonathan Bar-Giora
Produzione: Tamar Yarom

Vasermil di Mushon Salmona, Israele, 93′
Vasermil - PKF2008

Vasermil è uno stadio situato a Beer Sheva, città nel sud di Israele.
Il film racconta la storia di tre adolescenti cresciuti in un quartiere dove vige la legge del più forte, che sperano di cavarsela grazie allo sport, al gioco del calcio. Shlomi consegna pizze e domicilio, vive con sua madre, una sorella e il patrigno. Adiel, un ragazzo di origini etiopi, si prende cura di un fratellino e di una madre malata. Dima è arrivato dalla Russia, suo padre è disoccupato e la madre lavora come donna di servizio.
I tre giocano insieme in una squadra di calcio e si preparano al campionato locale per i giovani, che tradizionalmente si svolge nel giorno in cui nello stadio Vasermil si festeggia l’indipendenza nazionale. Da qui forse si aprirà uno spiraglio di speranza di diventare giocatori professionisti: il segreto per realizzare questo sogno è superare il senso di inferiorità, e unire le ambizioni personali con il gioco di squadra.
L’esordiente Salmona mette in scena uno stile fluido, che tiene insieme il quadro di una società frammentata e che crea un realismo documentaristico, riuscendo ad evadere dal cliché della rappresentazione “proletaria”.
Un sincero esempio del cinema sociale realistico israeliano che è valso al giovane regista il Premio delle Giuria al Festival di Gerusalemme e a San Francisco, il New Director’s Prize.

Anno: 2007
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 93
Lingua: Ebraico
Regia: Mushon Salmona
Sceneggiatura: Mushon Salmona
Montaggio: Reut Hahn
Fotografia: Ram Shweky
Musica: Haim Ilfman
Cast: David Teplitky, Adiel Zamro, Nadir Eldad
Produzione: Marek Rozenbaum, Itai Tamir, Michael Rozenbaum, Transfax Film Production

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