PKF 2009

Un anno di cinema e storie di città

Quando abbiamo appreso che Lebanon di Samuel Maoz aveva vinto il Leone d’Oro come miglior film alla 66a Mostra del Cinema di Venezia, ci ha colto un’emozione profonda. Eravamo già a lavoro per questa edizione del PKF e la notizia ci ha raggiunti di sera a Tel Aviv proprio mentre stavamo per concludere il ragionamento che poi ha reso possibile la realizzazione del nostro programma. Certamente Lebanon era già incluso nella programmazione, ma il prestigioso premio che gli è stato assegnato in Italia ha reso più forte e insistente la domanda che ormai ci poniamo ogni anno e alla quale cerchiamo sempre nuove risposte. Perché questa schiera di registi israeliani continua a conquistare il cuore e lo sguardo del pubblico internazionale, e nel nostro caso di quello italiano? Promettiamo al nostro pubblico che tenteremo ancora una volta di rispondere a questa domanda, lungo il viaggio cinematografico che vi proponiamo al PKF2009. Un viaggio che vi darà la possibilità di vedere nuovi film di questa “annata” (2008 – 2009) particolarmente felice per il cinema israeliano, e grandi classici che magari ci aiuteranno a comprendere se oggi, all’alba di questo nuovo millennio, pellicole storiche possono aprire nuovi orizzonti e mostrare questo cinema da un punto di vista diverso.
Per la sezione “Sguardo sul nuovo cinema israeliano” presentiamo otto lungometraggi, tre documentari e due cortometraggi, che a nostro giudizio rappresentano nel miglior modo i frutti di quest’annata di cinema. Alcuni tra i film selezionati hanno già avuto grande successo di pubblico e critica, altri sono presentati al PKF2009 per la prima volta in Italia. Come tradizione vuole, dedicheremo una sezione ad una scuola, che quest’anno è il dipartimento di cinema del “Beit Berl College”, un’officina di idee nella quale lavorano e studiano molte promesse del cinema israeliano. Così ecco a voi sette film degli studenti, che si concentrano in particolare sulla complessità del mondo dei giovani israeliani. Altro appuntamento da non mancare è quello con la tradizionale sezione “Percorsi ebraici”, quest’anno dedicata a curiose storie di comunità ebraiche ai “Quattro angoli della Terra” (Perù, Vietnam, etc.).
Per celebrare i cento anni della Città Bianca, abbiamo messo a punto un programma, “Tel Aviv: Storie di una città”, che comprende film classici della storia del cinema israeliano e un bel documentario storico, che sarà presentato dai suoi registi, ospiti del PKF2009. Gli ospiti del Festival infatti, insieme agli eventi che abbiamo preparato per voi (lezioni, première e serate speciali), arricchiranno le giornate del PKF2009, mentre i film, tutti in lingua originale con sottotitoli in italiano, restano il cuore pulsante della manifestazione. Siete tutti invitati dunque a partecipare, e vi auguriamo una buona visione.

Direzione Artistica PKF

Dan Muggia e Ariela Piattelli

Dan Muggia. Con una laurea alla Beit-Zvi Drama School, e un master in cinema alla N.Y.U. ( e diplomato alla Mandel School for Educational Leadership), Dan è stato un attore, ed oggi critico cinematografico, insegnante e curatore. Fino al 2004 ha lavorato alla Israel Film Service e dopo ha pubblicato il suo primo libro: 100 Film Masterpieces. Ha prodotto il documentario “Naomi’s Corset” di Gerard Allon’s, che ha riscosso successo in vari festival (tra cui il Jerusalem Film Festival). E’ stato managing producer del South Film Festival 2005 di Sderot, e membro della giuria al Docaviv International competition, al Jewish Experience competition del Jerusalem film Festival. Oggi Dan insegna cinema in Israele, al Sapir College e alla Beit Berl Art School.

Ariela Piattelli è nata a Roma, dove ha studiato al DAMS di RomaTre e si è laureata in Storia e critica del cinema. Oggi è giornalista e collabora con « Il Corriere della Sera ». In passato ha collaborato per alcune testate, tra cui « Il Giornale », l’agenzia Apcom (al desk di New York ) e la rivista di cultura ebraica « Shalom » di cui è ancora redattrice. Nel corso degli anni ha approfondito gli studi sul rapporto tra arti figurative ed ebraismo, e nei suoi numerosi viaggi in Israele è venuta a contatto con il cinema israeliano. Dal 1998 è consulente dell’Ambasciata d’Israele in Italia per iniziative culturali e festival cinematografici. E’ stata membro della giuria al Jerusalem Film Festival 2008 (per la sezione “Jewish Experience”) ed è curatrice insieme a Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann, del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica. Nell’ultimo anno ha prodotto alcuni eventi culturali tra Italia e Israele, tra cui il concerto di Idan Raichel Project a Roma (Piazza del Campidoglio, in collaborazione con Zètema) e l’anteprima italiana di “Seven Days” di Ronit e Shlomi Elkabetz, nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma.


Sguardo sul nuovo cinema israeliano

And Thou Shalt Love di Chaim Elbaum, Israele, 30′
And Thou Shalt Love - PKF2009

And Thou Shalt Love – Ve’ahavta (Ama)

And Thou Shalt Love, che ha vinto nel 2008, i premi più prestigiosi in Israele dedicati al cortometraggio, racconta la storia di Ohad, ventenne religioso che studia in una scuola per ebrei ortodossi (Yeshivà). Ohad è omosessuale e lotta contro la sua natura, cercando di reprimere in ogni modo i suoi sentimenti per un ragazzo che sta facendo il servizio militare.

In un’apparente tranquillità, Ohad apprende che il ragazzo di cui è innamorato sta arrivando: così cerca sostegno telefonando a un call center per religiosi in crisi morale o psicologica. Ma quando il suo Nir torna per una vacanza, ogni sforzo è vanificato e l’amore torna in tutte le sue forme, risvegliando sensazioni che sembravano sopite e catturando di nuovo l’anima del ragazzo. Chi prevarrà in questa lotta contro se stessi? L’amore o la religione e la società?

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 30
Regia: Chaim Elbaum
Sceneggiatura: Chaim Elbaum
Montaggio: Tamar Ben Baruch
Fotografia: Ran Aviad
Cast: Uri Lachmi, Omer Zonenshein
Produzione: Ma’ale School for Television Film and the Arts, Jerusalem

For My Father di Dror Zahavi, Israele, Germania, 100′
For My Father - PKF2009

For My Father – Sof Shavua B’Tel Aviv (Fine settimana a Tel Aviv)

Tarek è un ragazzo palestinese che, per riscattare l’onore di suo padre, viene coinvolto in un attentato suicida a Tel Aviv. La sua missione è farsi esplodere in uno dei mercati più affollati della città. Il caso vuole che il detonatore da lui indossato faccia cilecca. Così il ragazzo è costretto a trascorrere il fine settimana a Tel Aviv, in attesa di far aggiustare l’interruttore della bomba. Ma il ragazzo, durante quelle quarantott’ore, viene a contatto con la gente che voleva uccidere, ovvero alcuni israeliani, tra cui una giovane donna, Keren….

Dror Zahavi si è laureato in cinema in Germania, dove ha lavorato molti anni anche per la televisione, vincendo alcuni premi a festival internazionali. Con For My Father Zahavi ha ricevuto, tra gli altri, il premio del pubblico al Moscow International Film Festival, il premio per il Miglior Film all’Asian Film Festival di Mumbai ed è stato nominato all’Israeli Film Accademy Awards.

Anno: 2008
Nazione: Israele, Germania
Durata: 100
Regia: Dror Zahavi
Sceneggiatura: Ido Dror, Jonatan Dror
Montaggio: Fritz Busse
Fotografia: Carl F. Koschnick
Musica: Misha Segal
Cast: Shredi Tabarin, Hili Yalon, Shlomo Wishinski, Michael Moshonov, Jony Arbid, Shadi Fahr-Al-Din, Rosina Kambus, Oren Yadger, Dina Golan
Produzione: Zvi Spiedmann, Shlomo Mograbi, Rami Damri, Eviatar Dotan, Heike Wiehle-timm

Guy di Ilan Jarzina, Israele, 31′
Guy - PKF2009

La storia di Guy Haberman nella sua evoluzione religiosa: trentenne, ex membro di un kibbutz, diventa ogni giorno più ortodosso. Sin da bambino Guy ha espresso un talento musicale eccezionale e oggi vorrebbe diventare un cantore che esegue la liturgia in sinagoga (Hazan).
Pian piano scopriamo che la musica e la religione sono per Guy (amico d’infanzia del regista) anche una via di fuga per evadere da una vita molto complessa e difficile, sia a livello famigliare sia emotivo.
Guy è un film sorprendente se si tiene conto che e stato realizzato da un giovane studente con poca esperienza alle spalle.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 31
Regia: Ilan Jarzina
Montaggio: John Avishai
Fotografia: Asaf Saban
Produzione: Hamidrasha School of the Arts, Beit Berl College

Il Giardino di Limoni di Eran Riklis, Israele, Germania, Francia, 106′
Il Giardino di Limoni - PKF2009

Il Giardino di Limoni – Etz Limon (L’albero di limone)

Salma, una vedova palestinese che vive in un villaggio della Cisgiordania, scopre che il suo nuovo vicino di casa è il Ministro della Difesa israeliano. Quando, per ragioni di sicurezza, le viene intimato di abbattere quel giardino di limoni che rappresenta il suo unico sostentamento e le sue stesse radici, la donna non si dà per vinta e porta la causa in tribunale. L’amicizia inaspettata della moglie del ministro, mossa dalla solidarietà femminile e l’amore del suo giovane avvocato, riescono a sostenerla in una sfida che a tutti sembra impossibile.

Una storia emozionante in chiave realistica e un appassionato messaggio di speranza sul coraggio di una donna in lotta per la libertà. Nato a Gerusalemme, il regista Eran Riklis si è diplomato alla National Film School di Beaconsfield, in Inghilterra, nel 1982. I suoi film, acclamati da pubblico e critica di tutto il mondo, lo hanno reso uno dei più conosciuti registi e produttori israeliani contemporanei. Tra i suoi titoli ricordiamo: Cup Final (1992, presentato a Berlino e Venezia), Zohar ( 1993, il più grande successo israeliano dell’anno) e La sposa siriana (2004, Premio del Pubblico a Locarno). Nel 2008 Il giardino di limoni si è aggiudicato il Premio del Pubblico al Festival di Berlino.

Anno: 2008
Nazione: Israele, Germania, Francia
Durata: 106
Regia: Eran Riklis
Sceneggiatura: Suha Arraf, Eran Riklis
Montaggio: Tova Ascher
Fotografia: Rainer Klausmann
Musica: Habib Shehadeh Hanna
Cast: Hiam Abbass, Ali Suliman, Rona Lipaz-Michael, Doron Tavory, Tarik Copty, Amos Lavie, Amnon Wolf, Smadar Yaaron, Ayelet Robinson, Liron Baranes
Produzione: ERAN RIKLIS PRODUCTIONS, MACT PRODUCTIONS, RIVA FILM, HEIMATFILM

It All Begins at Sea di Eitan Green, Israele, Canada, 93′
It All Begins at Sea - PKF2009

It All Begins at Sea – Hakol Matchil Bayam (Tutto inizia al mare)

Il film, dramma con elementi comici, è composto da tre episodi: il primo si svolge in riva al mare, il secondo in un parco archeologico, il terzo nella nuova casa dei Goldstein, dove la famiglia si è trasferita in previsione della nascita della nuova figlia. Ognuna di queste situazioni è sfiorata dal pericolo e dal dramma. Tutte e tre insieme, contribuiscono a unire tra di loro i membri della famiglia, con un legame che diventa sempre più forte.
Il film, basato su episodi accaduti realmente durante l’adolescenza e la vita d’oggi del regista, racconta la storia di una famiglia israeliana media che affronta le esperienze quotidiane della vita – l’amicizia, l’amore, il sesso, la morte – nella cittadina marittima di Ashkelon.

It All Begins at Sea è stato presentato per la prima volta alla scorsa edizione del Haifa International Film Festival, nell’ambito di una retrospettiva dedicata a Eitan Green, che comprendeva fra altri: Lena, All Night Long, American Citizen, e As Tears Go By. Il film ha vinto l’ “Innovation Award” della Giuria del Montreal Film Festival. La colonna sonora è stata composta da Josef Bardanashvili, uno dei più grandi compositori israeliani contemporanei, autore anche dell’opera lirica tratta dal romanzo di A.B. Yehoshua “Viaggio alla fine del Millennio”.

Anno: 2008
Nazione: Israele, Canada
Durata: 93
Regia: Eitan Green
Sceneggiatura: Eitan Green
Montaggio: Era Lapid
Fotografia: Shai Goldman
Musica: Josef Bardanashvili
Cast: Ron Jaegermann, Dorit Lev-Ari, Yuval Segal, Zhahi Grad
Produzione: July August Productions

Jaffa di Keren Yedaya, Israele, 100′
Jaffa - PKF2009

Jaffa – Kalat Hayam (La sposa del mare)

Mali (Dana Ivgi) e suo fratello (Roy Asaf) lavorano nell’ officina del loro padre (Moni Moshonov) mentre la mamma casalinga (Ronit Elkabetz) li controlla da lontano. Anche Taufik (Mahmood Shalaby) e suo padre (Hussein Yassin Mahjne) lavorano come meccanici nella stessa officina. I rapporti tra la famiglia araba e quella ebraica del padrone sembrano essere sempre stati più che corretti. Ma una serie di eventi fatali rischia di spezzare questa falsa armonia per dar spazio alla gelosia, al razzismo e alla violenza. Così la tragedia irrompe sulla scena.

Keren Yedaya riunisce di nuovo Ronit Alkabetz e Dana Ivgi nel ruolo di madre e figlia (come in passato nel film Or, presentato al RKF 2006) per costruire con i loro personaggi una storia d’amore fatale in forma classica, ispirata al cinema melodrammatico egiziano, di cui si trovano vari elementi: l’amore clandestino, la fuga, la lotta, la violenza, la morte, la separazione, l’ingiustizia, la lettera, l’incontro, il grido e il silenzio. Tutto questo per dar vita alla tensione etnica e politica che domina la vita quotidiana dei cittadini arabi e ebrei di Tel Aviv-Yaffo.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 100
Regia: Keren Yedaya
Sceneggiatura: Keren Yedaya, Ayala Ben Porat
Montaggio: Assaf Korman
Fotografia: Pierre Aim
Musica: Shushan
Cast: Dana Ivgi, Moni Moshonov, Ronit Elkabetz, Mahmood Shalaby, Roy Asaf, Hussein Yassin Mahjne
Produzione: Marek Rozenbaum, Jerome Bleitrach, Emmanuel Agnerary, Benny Drechsel Karsten Stoeter

Lebanon di Samuel Maoz, Israele, 94′
Lebanon - PKF2009

Lebanon – Levanon (Libano)

Libano, 1982. Allo scoppio della guerra, quattro soldati vengono assegnati ad una missione: accompagnare col loro carro armato una pattuglia di paracadutisti, entrare in un villaggio libanese già bombardato dall’aviazione israeliana e dunque vuoto, verificare e continuare. Una missione apparentemente semplice, ma che si rivela tutt’altro che facile. Il villaggio pastorale è uno scenario di morte e diventa un incubo. “Il ferro” del carro armato che dovrebbe difendere si trasforma in una trappola mortale. Quando dall’esterno i quattro soldati ricevono l’ordine di sparare sul “nemico”, si rendono conto che premere il grilletto non è facile.

Leone d’Oro come miglior film all’ultimo Festival di Venezia, Lebanon è un’opera autobiografica che si basa sull’esperienza dello sceneggiatore Samuel Maoz. Il film mette in scena gli orrori della guerra e la paura dell’uomo. La paura di chi deve difendersi dal nemico e quella di chi deve decidere se premere il grilletto e uccidere per la prima volta. Le atmosfere vivide, l’ambiente claustrofobico del carro armato, le riprese in soggettiva, fanno sentire lo spettatore come fosse “uno di loro”: è così che Maoz richiama tutti a riflettere in prima persona. Lebanon è un monito contro l’aberrazione della guerra.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 94
Regia: Samuel Maoz
Sceneggiatura: Samuel Maoz
Montaggio: Arik Lahav-Leibovich
Fotografia: Giora Bejach
Musica: Nicolas Becker
Cast: Yoav Donat, Itay Tiran, Oshri Cohen, Michael Moshonov, Zohar Strass, Dudu Tasa, Ashraf Barhom, Reymonde Amsellem
Produzione: Metro Communications, Paralite Productions

Seven Days di Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz, Israele, 115′
Seven Days - PKF2009

Seven Days – Shiv (Sette giorni di lutto)

Storia di una famiglia di origine ebraico-marocchina che si trova riunita per celebrare i sette giorni di lutto per un giovane scomparso improvvisamente. E sulla scena vengono fuori le profonde tensioni, le storie rimosse, i litigi, i nuovi e i vecchi amori della famiglia. Con una macchina da presa sempre puntata sul nucleo famigliare, dentro la casa dove si raccolgono i famigliari in lutto, i registi riescono a raccontare, contemporaneamente, le storie personali di un intero gruppo di persone.

Il film dei fratelli Elkabetz, già noti al pubblico internazionale per il loro To Take a Wife, rappresenta una delle opere più importanti del nuovo cinema israeliano, un film corale di altissima qualità cinematografica, un esempio eccezionale di ensamble di attori (la concentrazione di una tale quantità di star in un film israeliano è cosa assai rara). Seven Days è un film girato in grande stile con un profondo senso di umanità e ironia. Il film è stato presentato a Cannes e pluripremiato al Jerusalem Film Festival. Nel 2008 il Festival Internazionale del Film di Roma ha dedicato un evento all’opera degli Elkabetz.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 115
Regia: Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz
Sceneggiatura: Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz
Montaggio: Joelle Alexis
Fotografia: Yaron Sharf
Musica: Sergio Leonardi, Michel Korb
Cast: Ronit Elkabetz, Sulika Kadosh, Albert Ilouz, Moshe Ivgy, David Ohaion, Rafi Amzaleg, Alon Abutbul, Yehiel Elkabetz, Keren Mor, Ruby Porat-Shoval, Yael Abecassis, Hanna Laszlo, Orit Sher
Produzione: Thaleia Production, July August Production

The Beetle di Yishai Orian, Israele, 70′
The Beetle - PKF2009

The Beetle – Hachipushit (Il maggiolino)

Yishai, regista e protagonista del documentario, racconta una delle più importanti storie d’amore della sua vita… ovvero quello per la sua vecchia automobile, un maggiolino della Volkswagen, che rappresenta in realtà gli anni del divertimento e della giovinezza. Yishai è sposato e sta per avere il suo primo figlio. La sua auto, parola del meccanico, è in cattive “condizioni di salute”, mentre sua moglie, in vista della nascita del bambino, vorrebbe una macchina nuova che accogliesse nel miglior modo il nascituro. Ma Yishai di rottamare il suo maggiolino non ne vuol sentir parlare, allora si mette alla ricerca di un vecchio proprietario che possa prendersi cura dell’automobile….

Presentato in molti festival internazionali il documentario di Orian è una delicata, divertente e commovente metafora del passaggio dall’età spensierata all’età adulta. Il regista resta aggrappato sino alla fine all’idea che si può sempre restare giovani, ma poi si rende conto che esistono cose più importanti, come un figlio…. The Beetle è stato scelto come film d’apertura del Docaviv 2008, poi nominato agli Oscar israeliani come miglior documentario.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 70
Regia: Yishai Orian
Montaggio: Shiri Borchard
Fotografia: Yair Sagi
Musica: Yardeni
Produzione: Yishai Orian

The Green Dumpster Mystery di Tal Haim Yoffe, Israele, 50′

The Green Dumpster Mystery – Hata’aluma Bamechola Hayeruka (Il mistero del cassonetto verde)

Tal Haim Yoffe percorrendo in motorino le strade di Florentine, quartiere a sud di Tel Aviv, trova in un cassonetto uno scatolone che contiene una serie di fotografie che rimandano ad un uomo, Shoah  Wolkowicz. Il giovane regista si appassiona alla storia e, incuriosito, come un detective si mette sulle tracce dell’uomo seguendo alcuni indizi. Consultando i siti internet del Memoriale dell’Olocausto Yad Vashem e dell’Israeli Defense Force, e recandosi al cimitero dei soldati caduti, non solo scopre che l’uomo è morto in guerra a vent’anni, ma riesce a ricostruire la storia della famiglia. Una storia di sofferenze, dall’esperienza della Shoah, ai gulag in Siberia, alle guerre in Israele.

Il film di Yoffe è un sorprendente “detective – docu” dove, in ogni fotogramma emerge in primo piano il senso della ricerca, la volontà del regista di far luce su una storia che seppur dolorosa si pone come paradigmatica rispetto alle vicende di molte persone che hanno contribuito a costruire la società israeliana. Il documentario è stato premiato nel 2008 al Jerusalem Film Festival. “Un film serio, complesso ed importante” lo ha definito Uri Klein sul quotiniano Ha’aretz, mentre Meir Scnitzer di Ma’ariv lo ha definito come “il più brillante ed originale film degli ultimi anni”.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 50
Lingua: Ebraico
Regia: Tal Haim Yoffe
Montaggio: Anat Lachovitz
Fotografia: Ari Amit
Produzione: Tal Haim Yoffe

The Tale of Nicolai & the Law of Return di David Ofek, Israele, 54′

The Tale of Nicolai & the Law of Return – Ha’agada al Nicolai Vehok Hashvut (La favola di Nicolai e la legge del ritorno)

La storia inizia in un piccolo villaggio in Moldavia. Con la caduta del comunismo Nicolai, come migliaia di suoi concittadini, cerca fortuna all’estero, lontano dalla sua casa, dalla moglie e da una figlia nata in sua assenza. Per tre anni lavora come muratore in Israele, il suo lavoro viene sfruttato da una compagnia locale che, in cambio della maggior parte dello stipendio, gli assicura il permesso di soggiorno. Ma un giorno, per caso, Nicolai viene informato che se dimostrerà di essere ebreo, in base alla legge del ritorno, può diventare padrone della sua vita. In effetti Nicolai ricorda che sua nonna era ebrea…. Così inizia la ricerca delle sue radici…

David Ofek e uno dei più noti documentaristi israeliani e ha diretto tra gli altri No. 17 e Ulpan, già presentati nell’ambito del Pitigliani Kolno’a Festival 2007. Con questo documentario (premiato nel 2008 con il Wolgin Award al Jerusalem Film Festival) continua ad esplorare i confini del genere documentario. Questa volta affida il ruolo di Nicolai a Nicolai stesso che rivive la sua storia davanti alla cinepresa. Cosi la realtà si trasforma in un ironico racconto.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 54
Lingua: Ebraico – Inglese – Rumeno
Regia: David Ofek
Montaggio: Arik Lahav-Leibovich
Fotografia: Dror Lebendiger
Musica: Baldi Olier
Produzione: Edna Kovarsky, Elinor Kovarsky

Valzer con Bashir di Ari Folman, Israele, Germania, Francia, 87′

Valzer con Bashir – Waltz im Bashir

Una sera, in un bar, un vecchio amico racconta al regista Ari Folman un incubo ricorrente nel quale 26 cani feroci lo inseguono. I due giungono alla conclusione che c’è un legame tra l’incubo e la loro missione nelle file dell’esercito israeliano durante la prima guerra del Libano, all’inizio degli anni ‘80. Ari si sorprende a scoprire di non ricordare niente di quel periodo della sua vita. Incuriosito da questo fatto inspiegabile, decide di incontrare e intervistare vecchi amici e compagni d’armi in giro per il mondo. Ha bisogno di scoprire la verità su quel periodo e su se stesso. Mano a mano che Ari va avanti con le ricerche, nella sua memoria cominciano ad emergere immagini surreali, che turbano il soggetto, ma che dall’altra parte lo aiutano ad esorcizzare, metabolizzare l’accaduto.

Vincitore di numerosi premi in tutto il mondo, il film di Ari Folman è stato presentato in concorso al 61º Festival di Cannes, nominato all’Oscar come Miglior film in lingua straniera e ha vinto il Golden Globe 2009 per il miglior film straniero. Scritto e diretto con intento documentaristico, Valzer con Bashir è un’opera autobiografica, sul meccanismo della rimozione, è stato accolto dal pubblico internazionale come un monito sulle atrocità della guerra.

Anno: 2008
Nazione: Israele, Germania, Francia
Genere: Animazione
Durata: 87
Lingua: Ebraico
Regia: Ari Folman
Sceneggiatura: Ari Folman
Montaggio: Nilli Feller
Musica: Max Richter
Produzione: BRIDGIT FOLMAN FILM GANG, LES FILMS D’ICI, RAZOR FILM PRODUKTION, ARTE FRANCE, HOT TELECOMMUNICATION, ITVS, ISRAEL FILM FUND, MEDIENBOARD BERLIN-BRANDENBURG, NEW ISRAELI FOUNDATION FOR CINEMA AND TELEVISION, NOGA COMMUNICATION – CHANNEL 8

100 anni Tel Aviv: storie di una città

Big Eyes di Uri Zohar, Israele, 75′
Big Eyes - PKF2009

Big Eyes – Einaym Gdolot (Occhi grandi)

Tel Aviv anni ’70. Benny Furman (interpretato da Uri Zohar) è un allenatore di basket, diviso tra gli impegni familiari con un figlio, una moglie, e l’attrazione smodata per le donne. Yossi è un giocatore di basket ed è molto amico di Benny. L’accostamento tra questi due caratteri mette in luce l’immaturità di Benny, che è abituato ad usare le persone e a non dire quasi mai la verità. Ma prima o poi l’allenatore deve fare i conti con la realtà….

Benny Furman incarna il simbolo del nuovo israeliano laico e “vuoto” come la città che lo circonda. Uri Zohar, tra i più grandi registi israeliani, con l’aiuto di Yaakov Shabtai geniale scrittore e le immagini create da David Gurfinkel, ha saputo raccontare nel miglior modo le atmosfere, la vita, l’architettura decadente e la gente (non meno decadente) di Tel Aviv.
Il film fa parte della trilogia telaviviana di Zohar che comprende Metzizim e Save the Lifeguard (già presentati al PKF 2006), indimenticabile affresco della metropoli israeliana. Alcuni anni dopo l’uscita di Big Eyes, Zohar ha lasciato la vita metropolitana e laica di Tel Aviv, per ritirarsi a Gerusalemme, dove ha sposato l’ortodossia.

Anno: 1974
Nazione: Israele
Durata: 75
Regia: Uri Zohar
Sceneggiatura: Ya’ackov Shabtai
Montaggio: Anna Gurit
Fotografia: David Gurfinkel
Musica: Miki Gabrielov
Cast: Arik Einstein, Alona Einstein, Talia Shapira, Uri Zohar
Produzione: Yoram Ben – Ami, Itzik Kol

Life According to Agfa di Assi Dayan, Israele, 100′
Life According to Agfa - PKF2009

Life According to Agfa – HaChayim Al-Pi Agfa (La vita secondo Agfa)

Un pub di Tel Aviv, frequentato da gente che non ha altri posti dove andare. Ogni notte il locale “Barbie” si riempie di persone sole, con storie diverse alle spalle. Ci sono sempre le due donne, padrone del posto, Dalia (interpretata da Gila Almagor) e Leora, ognuna con i propri problemi. C’è Benny il poliziotto, Frank, Riki, una donna instabile psicologicamente, a cui il dottore ha raccomandato di non stare mai da sola, un cantante, spacciatori di droga, qualche soldato e gli arabi che lavorano in cucina. Così, tra tensioni sociali e apparente tranquillità, notte dopo notte, questo gruppo di persone si ritrova nel locale in una malinconica e crepuscolare “scena” di Tel Aviv.

Diretto da Assi Dayan, attore e regista israeliano di gran fama (recentemente ha ricevuto il premio alla carriera agli Israeli Academy 2009) nonché figlio del Generale Moshè Dayan, Life According to Agfa è un film che affonda totalmente le radici nella metropoli israeliana per eccellenza, Tel Aviv. L’affresco provocatorio dipinto da Dayan rimanda ad una città sopita che fatica a raccontarsi e ad una stagione di cinema israeliano che si accinge al tramonto per poi rinascere…

Anno: 1992
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 100
Lingua: Ebraico
Regia: Assi Dayan
Sceneggiatura: Assi Dayan
Montaggio: Zohar Sela
Fotografia: Yoav Kosh
Musica: Naftali Alter, Danny Litani
Cast: Gila Almagor, Shuli Rand, Avital Dicker, Irit Frank, Danny Litani, Akram Tillawi, Smadar Kilchinsky, Sharon Alexander, Shmil Ben Ari
Produzione: Rafi Bukaee

Tel-Aviv Jaffa di Anat Zeltser, Modi bar-On, Gabriel Bibliowicz, Israele, 122′
Tel-Aviv Jaffa - PKF2009

Tel-Aviv Jaffa – Tel-Aviv Yaffo (Tel-Aviv Giaffa)

Questo film racconta la storia incredibile, buffa e commovente della città più grande d’Israele, Tel Aviv, giovane e laica alternativa alla capitale Gerusalemme. Attraverso una ricerca durata tre anni e l’uso di filmati inediti, il documentario segue e racconta la città da prima della sua nascita, quando si pensava che Tel Aviv potesse essere un piccolo quartiere della città ottomana Giaffa, fino alla dichiarazione d’indipendenza dello Stato d’Israele nel 1948.
Il film, che segue la strana sorte della Giaffa araba, che partorì Tel Aviv per poi essere inghiottita dalla ‘figlia’, riflette conflitti nazionali, tensioni politiche e le contraddizioni culturali che hanno trasformato Tel Aviv in una città internazionale e allo stesso tempo molto locale. Non mancano vicende curiose, come quella della finta foresta piantata in onore di Churchill, le fogne che hanno proibito per anni l’uso della spiaggia e la multa assegnata al sindaco per aver nuotato in mare, nudo.

La seconda e breve parte è un assaggio sulla storia della città dal 1948 al giorno nostri, raccontando come Gerusalemme si sia presa il titolo della Capitale, il riconoscimento internazionale che gli è stato conferito per il patrimonio architettonico e che la ha consacrata al mondo come la “Città Bianca”, il perché invece sia nota a molti come “la bolla”, la città della “dolce vita” israeliana, che non di ferma mai.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 122
Regia: Anat Zeltser, Modi bar-On, Gabriel Bibliowicz
Montaggio: Moris Ben Mayor, Gavriel Bibliovitc, Dori Tepper
Fotografia: Gabriel Bibliowicz
Musica: Eran Weitz
Produzione: Modi & Anat LTD

Tel Aviv Stories di Ayelet Menahemi, Nirit Yaron, Israele, 108′
Tel Aviv Stories - PKF2009

Tel Aviv Stories – Sipurei Tel Aviv (Storie di Tel Aviv)

Pellicola in tre episodi. Protagoniste tre giovani donne, nella Tel Aviv degli anni ’90. Nel primo episodio, titolato “Sharona, dolce”, una bellissima stilista (interpretata da Yael Abekasis) è alle prese con molti uomini, tutti “possibili amori”, ma si rende conto che nessuno tra questi la vuole veramente. Eppure la vita riserva sempre sorprese inaspettate e per la modella, forse, una la attende in un camion che raccoglie l’immondizia. “Operazione gatto” racconta, invece, la battaglia di Soffie (Ruti Goldberg) giovane giornalista con la testa tra le nuvole, che decide di salvare un gattino, contro tutti e tutto. E proprio dalle fogne di Tel Aviv, dove è imprigionato il piccolo animale, che ricomincia la rinascita della donna. Un divorzio “espresso” è quello che vuole Tiki (Anat Waxman), ultima protagonista del film. Nell’episodio “Divorzio” infatti la donna poliziotto incontra per caso suo marito, che anni prima l’aveva lasciata con un bambino senza concederle il divorzio. Così la donna sequestra il marito e dei malcapitati, per dar vita ad una catena di aneddoti dentro il grattacielo di Tel Aviv che si chiama, ironia della sorte, “Shalom”.

Tel Aviv Stories dipinge tre tipi di donna classici e li introduce nella metropoli israeliana, Tel Aviv. Mentre nell’ultimo episodio prende piede il femminismo e la ricerca della libertà a tutti i costi, nei primi due lo stile ha il sopravvento e diviene protagonista (più delle donne stesse): così il film segna l’inizio del cinema israeliano post moderno anni ’90.

Anno: 1992
Nazione: Israele
Durata: 108
Regia: Ayelet Menahemi, Nirit Yaron
Sceneggiatura: Shemi Zarchin, Ayelet Menahemi, Nirit Yaron
Montaggio: Ayelet Menachemi
Fotografia: Amnon Zlayet, Jorge Gurevitc
Musica: Ari Frenkel’ Shlomo Grunich
Cast: Yael Abekasis, Ruti Goldberg, Anat Waxsman, Sasson Gabai
Produzione: Itzhak Ginsberg Ehud Bleiberg

Scuole di cinema da Israele: Beit Berl College

On Leave (In licenza) di Asaf Saban, Israele, 15′

Yotam torna a casa dall’esercito per pochi giorni. Incontra suo padre. Incontra la madre. Porta la sua ragazza a fare un giro in motorino. Fanno l’amore. Quando Yotam torna a casa qualcosa non va.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 15
Regia: Asaf Saban
Sceneggiatura: Asaf Saban
Montaggio: Sivan Ben-Ari
Fotografia: David Rudoy
Cast: Yoav Bruk, Dana Keila, Irit Gidron, Dalik Volinitz

Dana di Amir Fishman, Israele, 15′

Una madre single, una figlia adolescente e un segreto. La madre non vuole che la figlia ripeta gli errori commessi da lei. La figlia vuole essere indipendente, ma la vita a volte è molto complicata e pone davanti a scelte difficili.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 15
Regia: Amir Fishman
Sceneggiatura: Amir Fishman
Montaggio: John Avishai
Fotografia: Ilan Jarzina
Cast: Omer Itzhaki, Sharon HaCohen Bar

Tryout di Nimrod Rinot, Israele, 17′

Tryout – Tryout (La prova)

Dan è un ragazzo omosessuale. Il suo ragazzo vorrebbe andare a vivere insieme a Dan per coronare il loro amore e rivelarlo al mondo intero. Sarebbe semplice se non fosse che Uri, il figlio di Dan, forse è troppo giovane per sapere che suo padre è omosessuale.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 17
Regia: Nimrod Rinot
Sceneggiatura: Nimrod Rinot
Montaggio: Eran Granot
Fotografia: Shunit Zlicha
Cast: Oren Dilfin, Oshri Sahar, Eden Meiri

White Smoke di Ofer Matan, Israele, 19′

White Smoke – ASHAN LAVAN (Fumo bianco)

In una lontana fattoria di montagna padre e figlio, Ygal e Uri, lavorano con fatica alla produzione e vendita di formaggi. Il padre è ormai sfiduciato ed ha perso la pazienza con i clienti e con le loro rumorose jeep che irrompono nella loro calma apparente. Il figlio sembra troppo timido per affrontare la situazione, ma un giorno le cose cambiano.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 19
Regia: Ofer Matan
Sceneggiatura: Ofer Matan
Montaggio: saf Lavi Harel
Fotografia: Yaniv Alpert
Cast: Michael Moshonov, Shlomo Tarshish

At the Office di Maya Hen, Israele, 12′

At the Office – BAMISRAD (In ufficio)

C’era una volta un bambino di dieci anni cinque mesi e due giorni che si chiamava Ben. Un giorno accompagnando suo padre al lavoro, Ben decide di trovare un nuovo amore per il suo timido padre.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 12
Regia: Maya Hen
Sceneggiatura: Maya Hen
Montaggio: Nurit Sela
Fotografia: Denis Padochav
Cast: Avi Hadas, Adam Hadas, Anat Segev

Mapping di Asaf Saban, Israele, 15′

Mapping – MODEDIM (Geometri)

Due geometri nel deserto, una classe, un muro di separazione, un guerriero palestinese, una macchina, un bambino che gioca a pallone, una jeep militare, un blocco stradale, poi riecco i geometri, ma questa volta a Tel Aviv… Tutti si ritrovano in un quadro surreale durante il Giorno della Memoria.

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 15
Regia: Asaf Saban
Sceneggiatura: Asaf Saban
Montaggio: Asaf Saban, Avigail Breitstein
Fotografia: Ron Haimov
Cast: Yusef Abu-Warda, Ami Weinberg

Percorsi ebraici: ai quattro angoli della terra

Gut Shabes Vietnam di Ido e Yael Zand, Israele, 52′
Gut Shabes Vietnam - PKF2009

La missione assegnata ad una giovane coppia di ebrei ortodossi Chabad, è quella di lasciare Israele per raggiungere il Vietnam, dove dovranno “redimere” tutti gli ebrei che vivono lì. Quando lasciano la loro casa Menachem e Racheli, insieme al loro piccolo bambino, sanno bene che forse non torneranno mai in Israele. Arrivati A Ho-chi-Min City (Saigon), a pochi giorni da Rosh Ha-Shanà (il Capodanno ebraico), la vita è difficile. Come sopravvivere in una città dove sei l’unico a praticare le regole dettate dalla religione ebraica? Come trovare un pesce kasher in un mercato “affollato” di frutti di mare? In attesa del loro container i giovani si aggirano sconfortati in un’enorme casa vuota e in una città che sembra non accoglierli al meglio…

Il documentario della coppia Zand, dà voce ad una delle grandi realtà ebraiche nel mondo; ovvero i 4000 messaggeri ortodossi che seguono i dettami del loro rabbino Lubavitch e nel corso degli anni hanno raggiunto i quattro angoli della terra per offrire ad ogni correligionario la possibilità di rispettare le regole religiose e “redimere” gli ebrei laici della diaspora. Gut Shabes Vietnam è un film che, grazie all’eleganza nel montaggio, riesce a rendere al pubblico la storia incredibile della coppia Hartman in un racconto universale sulle distanze culturali e la solitudine legata all’immigrazione.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 52
Regia: Ido e Yael Zand
Montaggio: Yael Leibovitz Zand
Fotografia: Ido Zand
Musica: Gil Nagel
Produzione: Zandoco Productions

Il Canto delle Spose di Karin Albou, Francia, 100′
Il Canto delle Spose - PKF2009

Il Canto delle Spose – Le Chant des Mariees

Tunisi, 1942. Nour e Myriam, 16 anni, sono amiche d’infanzia. Condividono la stessa casa in un modesto quartiere in cui ebrei e musulmani vivono in armonia. Ognuna di loro desidera segretamente condurre la vita dell’altra: mentre a Nour dispiace non andare a scuola come la sua amica, Myriam sogna l’amore. È invidiosa del fatto che Nour sia fidanzata con suo cugino Khaled, una sorta di fantasia condivisa del principe azzurro. Purtroppo, Khaled non trova lavoro. Il fidanzamento si prolunga e la prospettiva di un’unione carnale si allontana. Nel novembre 1942, l’esercito tedesco invade Tunisi. Perseguendo la politica di Vichy, i nazisti sottomettono la comunità ebraica a una pesante ammenda. Tita, la madre di Myriam, non ha più il diritto di lavorare. Sommersa dai debiti, decide di far sposare a sua figlia un ricco medico. Myriam vede svanire in un colpo solo tutti i suoi sogni d’amore…

Presentato all’edizione 2009 del Jerusalem Film Festival, Il canto delle spose è un film sull’amicizia e sui sentimenti che si scontrano con la Storia. La regista ha già girato, tra gli altri, La petite Jérusalem, il suo primo lungometraggio, che fu selezionato per la Settimana della critica al Festival di Cannes e nominato ai Césars nelle categorie “Miglior film d’esordio” e “Miglior donna emergente”. Il canto delle spose è il suo secondo lungometraggio.

Anno: 2008
Nazione: Francia
Durata: 100
Regia: Karin Albou
Sceneggiatura: Karin Albou
Montaggio: Camille Cotte
Musica: Francois-Eudes Chanfrault
Cast: Lizzie Brochere, Olympe Borval, Khaled, Najib Oudghiri, Simon Abkarian, Karin Albou
Produzione: Gloria Films, Laurent Lavole, Isabelle Pragier

La Nostra Famiglia di Yoram Milo, Israele, 100′
La Nostra Famiglia - PKF2009

Un viaggio attraverso l’Italia alla ricerca delle proprie radici. Bruno e Franca, insieme ai loro figli, intraprendono un percorso fisico e psicologico per raccontare le origini delle proprie famiglie, Portaleone e Tedeschi. Ferrara, Ancona, Napoli e Roma, risvegliano ricordi e vicende della storia delle famiglie, nelle varie generazioni. Sullo sfondo degli eventi storici trascorsi, sono evidenziati atteggiamenti famigliari e le vicissitudini di Bruno, Franca e delle rispettive famiglie. Partendo dalla assimilazione post-emancipazione, continuando per le leggi razziali del 1938, le fughe dai nazisti negli anni 1943-44, fino alla liberazione di Roma nel ’44. Durante questo periodo e anche dopo, si va cristallizzando di nuovo l’identità ebraica della famiglia Portaleone. Nel 1948 con la nascita dello Stato d’Israele e l’entusiasmo derivante, nasce anche il dilemma: come vivere questa identità? Realizzare il sogno sionista oppure rimanere nella diaspora a Roma, dove comunque la famiglia ha vissuto attraverso i secoli?

Il documentario, che racconta una storia privata, è stato profondamente voluto dalla famiglia per contribuire al richiamo di valori universali, ma è anche un invito a coltivare attraverso la conoscenza del passato, il senso dell’identità ebraica attuale.

Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 100
Regia: Yoram Milo
Montaggio: Tamar Gan-Zvi
Fotografia: Yoram Milo
Produzione: Moshe Alafi, Produzioni Alafim

The Fire Within di Lorry Salcedo Mitrani, Per/USA , 57′
The Fire Within - PKF2009

The Fire Within – The fire Within: Jews in the Amazonian Rainforest

L’eccezionale storia della comunità ebraica di Iquitos in Perù. Tra gli avventurieri arrivati nella giungla d’Amazzonia nell’800 durante “la febbre della gomma”, c’erano anche alcuni ebrei. Molti uomini si fermarono nella dimenticata città di Iquitos, in mezzo alla giungla, dove sposarono donne indigene; le famiglie mantennero nomi ebraici: Cohen, Khan, Pinto, etc. Ciò che restava loro della tradizione ebraica si è mescolato inesorabilmente con le usanze locali, dando vita ad una nuova tradizione, originale ma debole. Negli ultimi anni la loro riscoperta ha dato luogo ad un’interessante fenomeno di ricerca delle proprie radici (e in alcuni casi del desiderio di andare in Israele)….

Un documentario in forma classica (basato su una ricerca metodologica, materiale d’archivio, documenti, interviste, immagini di luoghi lontani) che fornisce uno sguardo verso una storia straordinaria del popolo ebraico. Una storia commovente sulla forza della tradizione. Il film è stato presentato a numerosi festival tra cui il Warsaw Jewish Motifs Film Festival, il Santa Barbara Jewish Film Festival, il Sephardic Jewish Film ed il Jerusalem Jewish Film Festival.

Anno: 2008
Nazione: Per/USA
Durata: 57
Regia: Lorry Salcedo Mitrani
Sceneggiatura: Augusto Cabada
Montaggio: Sergio Garcia Mayer
Fotografia: Sami Weisselberger
Produzione: Lorry Salcedo Mitrani

The Valderama Sisters di Noam Demsky, Mordi Kershner, Israele, 50′
The Valderama Sisters - PKF2009

The Valderama Sisters – Ha’achayot Valderama (Le sorelle Valderama)

Lucy, Rosa e Flor, le tre sorelle della famiglia Valderama, vivono a Trujillo, in Perù. Fanno parte dei ‘Bnei Moshe’ (I figli di Mosè) una comunità di cattolici che vogliono avvicinarsi e convertirsi all’ebraismo: sono donne indipendenti decise a realizzare il loro sogno, ovvero convertirsi ed immigrare in Israele. Nel febbraio del 2005 un comitato composto da rabbini arriva da Israele in Perù per decidere chi, tra i membri della comunità, possa essere convertito ufficialmente. Lucy, che gestisce un piccolo ostello frequentato da israeliani passa facilmente l’esame, Rosa fa più fatica e Flor viene bocciata, così dovrà restare sola, con cinque figlie, a praticare le regole religiose ebraiche nel suo villaggio.

Il film, girato da due registi religiosi emergenti, segue sia in Perù che in Israele i protagonisti di questa storia straordinaria. Un documentario, fatto tra due angoli lontani del globo, sull’epopea di chi cerca una nuova Patria, e quando crede di averla raggiunta si ritrova in realtà al punto di partenza, lontano da casa…

Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 50
Regia: Noam Demsky, Mordi Kershner
Montaggio: Ido Bahat, Vered Yeruham
Fotografia: Noam Demsky, Mordi Kershner, Jose Vargas
Musica: Arik Rudich
Produzione: Noam Demsky, Mordi Kershner

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